12 giugno 2012

Al di là del nostro naso, c'è la Sira e i suoi bambini

Alcune volte siamo talmente presi dai nostri problemi da non accorgerci che, poco più in là del nostro mondo, ce ne è un altro, in fiamme.

Stamattina, mentre leggevo il "Corriere della Sera, una notizia è balzata ai miei occhi. In Siria c'è la guerra e migliaia di bambini ogni giorno stanno perdendo la vita. Già, in Siria c'è la guerra, lo sapevo, ma l'avevo dimenticato. Tra Spread, Euro, crisi, Grecia, Italia, Grillini, Monti, baracche e baracconi, non ci stiamo accorgendo che intorno a noi una parte del mondo è in fiamme. Il medio oriente, come ormai da un anno, è in preda alla rivoluzione, i ribelli si stanno oppenendo ai regimi, cercano di conquistare la libertà e la democrazia. Ma a noi cosa importa? Noi stiamo pensando all'Imu, al governo tecnico, agli esodati. Questioni importanti certo, che meritano attenzione perchè ci colpiscono direttamente. Ma quei poveri bambini, che stanno perdendo le loro vite, che non pagheranno mai l'Imu, perchè non avranno mai una casa, non meritano nemmeno un servizo nei nostri telegiornali?

Le truppe siriane stanno uccidendo, torturando, stuprando bambini anche molto piccoli. Li stanno usando come scudi, per difendersi contro gli attacchi dei ribelli. L'ONU indica il governo siriano come uno dei peggiori nella lista della vergogna e sono partite le prime richieste per impedire il massacro.
Inutile farsi la domanda sul perchè le Nazioni Unite non abbiamo già agito, sul perchè gli Stati più importanti non abbiano deciso per l'intervento. La risposta è troppo scontata.

A volte però dovremo andare al di là del nostro naso, renderci conto che oltre lo Spread e il petrolio c'è un mondo, ma un mondo vero, non fatto di banche e numeri, bensì di persone. Persone che stanno perdendo la vita, mentre lottano per avere ciò che noi abbiamo  già da tempo, ma che non sappiamo apprezzare.



11 giugno 2012

Nessun altro posto al mondo

<<Un caffè ,grazie. A portar via.>>.
La signorina B. prende la sua bevanda, ed esce dal bar. E’ una giornata di fine aprile e piazza del Popolo è stranamente deserta. Meglio così, pensa la signorina B., il silenzio concilia la camminata. Dei bambini corrono per la piazza, giocando con dei palloncini colorati. Una bambina bionda conduce la truppa, sembra molto spigliata. La signorina B. sembra quasi conoscerla. Le ricorda lei da piccola. Così gracilina, ma così forte. La prima volta che la signorina B. vedeva piazza del Popolo aveva sei anni, e mai avrebbe immaginato che quel posto, molto anni dopo, sarebbe diventato la sua casa. O forse si. In effetti fu amore a prima a vista. I genitori l’avevano portata a Roma una domenica, forse era proprio un giorno d’aprile. I genitori. Erano due giorni che la signorina B. non li sentiva. O tre? Non si ricordava. Ma la sera li avrebbe chiamati. Negli ultimi tempi era stata molto impegnata, molto lavoro, molti appuntamenti. Ma li pensava sempre, nonostante le telefonate fossero rare. La signorina B. aveva un modo particolare di esprimere il suo bene, non era abituata a grandi gesti. Gli aveva scritto delle lettere però. Forse non comprese mai fino in fondo. Come quando gli scrisse per comunicargli che aveva deciso di lasciare il suo paesello di collina e andare a cercare fortuna in città. Il panico si era impossessato dei genitori, che non si erano resi conto di avere una figlia già grande. E nemmeno tanto determinata. Lei, da sola, in una città nuova, grande, piena di lupi. Era impensabile. Ma anche i muri meglio costruiti alla fine crollano, se c’è qualcuno dall’altra parte che vuole farli cedere. Un qualcuno, come  la signorina B. Che alla fine ottiene sempre quello che vuole. Questo il pensiero di sua madre. Ed in parte era così. Quando si fissava un obiettivo, cercava sempre di raggiungerlo. Voleva assolutamente apparire forte, imponente, ammirata da tutti. Di fronte al Vittoriano la Signorina B. si lasciava andare a questi pensieri. Perché aveva sempre voluto dare quell’immagine di sé? Se lo domandava spesso, ma non lo sapeva. Ma da quando era arrivata in città molte cose erano cambiate. Non aveva avuto più un minuto libero, più un minuto di solitudine. La sua piccola casa da studentessa era sempre invasa da amiche. E da amici. La città l’aveva conquistata subito, e mai aveva pensato al suo paesello di collina. Solo a volte si domandava se il suo comportamento fosse stato ingiusto, ingrato nei confronti di quel paesino. Non lo sapeva. L’unica cosa che sapeva era che quando si svegliava nel suo letto di città era felice. Felice di iniziare una nuova giornata, senza quella malinconia adolescenziale che si era portata troppo a lungo dietro. La prima cosa che aveva voluto vedere appena arrivata in città era stato il Colosseo. E subito le aveva trasmesso grande gioia. Aveva voluto iniziare così quella sua esperienza a Roma, sperava le portasse fortuna. Ed era stato così. Stava facendo quello che da sempre desiderava fare. Contro ogni aspettativa. Quando era partita con le sue valige aveva solo il suo coraggio e la sua passione. I genitori avevano cercato di dissuaderla da quel tipo di professione. Non era abbastanza sicura. Ma la signorina B., sempre controcorrente, li aveva convinti. E alla fine li aveva visti felici insieme a lei. La città aveva compiuto un altro piccolo miracolo.
La signorina B. si ferma, ed interrompe la sua camminata. Appoggiata alla ringhiera ammira il Foro Imperiale. È davvero bello al tramonto. Chiude gli occhi e, accarezzata dal venticello leggero, ripensa a tutto ciò che aveva avuto, a quello che aveva perso e a ciò che sarebbe stato suo per sempre. E in quel momento capiva che non avrebbe voluto essere in nessun’altro posto al mondo. Il sole sfuma su Roma e un’altra giornata sta per terminare. Poco male pensa la signorina B., anche il caffè è appena finito.

Ps. Il racconto, con il quale ho partecipato al concorso letterario "Cera di Cupra" 2011, è inedito.
Eleonora Fa

31 maggio 2012

Domandati cosa tu farai per il tuo Paese

In questi giorni di paura, ma anche di grande speranza e coraggio, l'Italia dovrebbe dimostrarsi un Paese unito. Un Paese che non si abbandoni alle sterili polemiche, che non punti diti contro, che non dica poteva essere e non è stato, dovevi fare ma non farai. Vorrei un' Italia forte, che si stringesse intorno alle popolazioni colpite dal terremoto, che camminasse insieme verso il domani, con la certezza di farcela.
Il nostro è un Paese dalle mille contraddizioni. Molte colpe vanno alla nostra classe dirigente, troppo spesso inadeguata e impreparata, e al sistema politico in generale. Ma altre e non poche responsabilità vanno a noi, noi cittadini italiani. Ci lasciamo trasportare dalla rabbia, dal livore, e non riusciamo ad affrontare i problemi in maniera lucida. Non sappiamo rimboccarci le maniche, perchè pensiamo che a noi tutto sia dovuto e quindi aspettiamo che qualcun'altro agisca per noi. Siamo gli stessi che si lamentano dell'economia, della disoccupazione, ma siamo anche gli stessi che aggirano la legge ed evadono il Fisco.
I problemi non si risolverrano, un domani migliore non arriverà mai, se non pensiamo che il bene dello Stato è anche il nostro bene, che prima di tutto c'è l'Italia, e che se lei sarà forte lo saremo anche noi.


E come disse Kennedy, durante il suo giuramento come Presidente degli Stati Uniti d'America:

Non chiederti che cosa il tuo Paese farà per te, ma domandati cosa tu farai per il tuo Paese.



27 maggio 2012

Donne che odiano gli uomini

Sono gli uomini ad essere cambiati o siamo noi donne? L’immagine dell’uomo forte, corteggiatore, senza macchia e senza paura ci ha abbandonato da un po’. Prende piede, invece, quella del maschio codardo, indeciso e incapace di fare il primo passo. Naturale evoluzione o colpa delle donne? Il sesso (un tempo) debole ha lasciato posto al lato deciso, combattivo, emancipato. Donne che prima non potevano neppure uscire di casa senza il fedele compagno, oggi sono loro a far scappare il ladro che entra in casa. Se si prefiggono un obiettivo cercano di raggiungerlo, senza preoccuparsi delle eventuali sconfitte. Sarà questa la vera differenza? La donna sa perdere e l’uomo no? Noi siamo in grado di rialzarci dopo una sconfitta mentre per gli uomini perdere è un po’ come morire? Il loro orgoglio non può essere scalfito, altrimenti il caos sarà totale. Le donne invece accettano la sconfitta, quasi la cercano, perché se sai perdere sai anche vincere. Solo che con degli uomini del  genere è difficile ottenere vittorie. Nel buio delle discoteche, tra i fumi dell’alcol, sanno avvicinarsi, udite udite provarci, anche mettere mani sui lati B. Grande conquista. Ma alla luce del sole si nascondono, sono impacciati, non sanno come muoversi, risultano quasi ridicoli. E lasciano alle donne il gioco, che per qualcuna sarà anche divertente, per altre invece proprio per niente.
Perché il problema è: vale la pena  mettersi in gioco per degli uomini così?

7 maggio 2012

La Francia ha scelto: Hollande è il nuovo Presidente.

La sua vittoria era già nell'aria, ma soltanto ieri, dopo il secondo turno delle elezioni, è arrivato l'annuncio ufficiale. Francois Hollande è il nuovo Presidente della Repubblica francese. Il 52 % degli elettori lo ha preferito al suo sfidante, il Presidente uscente Nicolas Sarkozy. "Con me comincia il cambiamento. Le parole d'ordine saranno giustizia e giovani, e su questo voglio essere giudicato." La folla riunita per lui a Plaze de Tulle lo acclamava, mentre sventolavano le bandiere francesi e grida contro Sarkò. Dall'altra parte proprio lui, Nicolas, che con occhio commosso ringraziava e ammetteva le sue responsabilità per la sconfitta. "Dopo 35 anni di incarico politico, torno ad essere uno di voi, un francese tra i francesi. Rispettate il nuovo Presidente." Sarkò il vip esce di scena, e dietro di lui Carlà Bruni. Con loro finiscono le pailletes, le ceni eleganti all'Eliseo, e si apre una nuova fase , quella della nuova normalità.
Francois Hollande, dieci chili persi per l'Eliseo e due matrimoni alle spalle, di cui uno con l'ex canditata Presidente Ségolène Royal, dalla quale ha avuto quattro figli. E poi c'è Valerie, sua attuale compagna, giornalista politica, per la quale ha lasciato nel 2005 la Royal. Francois e Valerie saranno la prima coppia di fatto a varcare l'Eliseo, ma c'è già chi dice che si sposeranno presto. Hollande, soprannominato Flanby, cioè budino, è l'uomo dei record. E' riuscito a riportare la sinistra al potere dopo 17 anni e a sconfiggere Sarkozy, dopo l'incognita dei voti della Le-Pen. Proprio gli elettori dell'estrema destra sembrano averlo preferito all'ormai fiacco Sarkozy, provato dalla crisi e della sua poco gradita amicizia con Angelona Merkel. Hollande punta adesso sulla crescita e non solo sul rigore, cercando di portare la Francia fuori dalla crisi. Le risatine sotto i baffi non hanno portato bene a Sarkò, e adesso il nuovo Presidente dovrà cercare di guardare al di là del suo naso, cercando di interlocuire non solo con la Germania ma con l'intera Europa.